La depressione e il corpo
Nell’articolo precedente, abbiamo visto quali sono le condizioni ottimali per il piacere: se queste non si verificano ci troviamo davanti a vari livelli di disagio. Uno dei più gravi, che toglie la voglia di vivere, che fa avvertire come vano qualsiasi tentativo di andare avanti, è la depressione.

La depressione non va confusa con situazioni di tristezza, dolore o frustrazione, anche se protratte nel tempo. Una persona triste gioirà nel caso il motivo della sua tristezza scompaia e la persona che prova dolore si sentirà sollevata quando starà meglio. Ma non ci sono situazioni o stimoli in grado di risollevare una persona dallo stato depressivo: “essa è incapace di rispondere” (Lowen, 1972, p.2).
Lowen afferma che la depressione è un disturbo del corpo. L’Io ne è coinvolto in quanto istanza che si rende conto della situazione ma che, pur con un enorme sforzo di volontà, non riesce in alcun modo a tirarsene fuori.
Ciò è dovuto a svariati motivi che sarebbe arduo spiegare in modo esaustivo nello spazio di un articolo. Vediamone alcuni.
Intanto va detto che, da un punto di vista energetico, si verifica un ritiro dell’energia verso la zona diaframmatica che rimane bloccata, non più utilizzabile. La muscolatura, così, non permette il fluire di un respiro ampio e senza frammentazione. Sono associate, di frequente, problematiche psicosomatiche dell’apparato digerente.
Nel soggetto depresso, si possono verificare dei periodi di esaltazione. Non si parla di vera e propria mania, ma di una sensazione effimera di potenza e di soddisfazione per aver conseguito dei progressi nella lotta contro la depressione. Il problema di questo stato di esaltazione è che, in realtà, rappresenta soltanto uno spostamento dell’energia dalla zona diaframmatica alla testa ed è quindi destinato ad esaurirsi e a lasciare il soggetto più depresso di prima. E’ come se tutto l’impegno per mobilitare l’energia vitale, coinvolgendo soltanto il ragionamento e la mente, si esaurisse in un’unica fiammata di intellettualizzazione, senza riuscire minimamente ad intaccare le dinamiche profonde alla base dello stato depressivo e favorendo, al contrario, una rapida ridiscesa nella fase “down”.

La vita di un soggetto depresso è spesso caratterizzata da questa alternanza di picchi energetici, dispersi o compressi e, come già accennato, spesso, la depressione è preceduta da un periodo più o meno lungo di intensa attività. L’energia, un tempo indirizzata alla superficie per conseguire gli scopi prefissati dall’Io, in seguito ad un evento precipitante di grande o piccola entità, collassa verso il centro. Ciò è dovuto principalmente al perseguimento dell’illusione. Ogni individuo ha bisogno di svolgere attività che siano espressione di Sé, di sperimentare cioè la libertà di esprimersi e, siccome attraverso l’amore ci si esprime e ci si afferma, anche di amare ed essere amato.
Quando tale espressione di Sé non è possibile, l’individuo si trova bloccato in una prigione interiore (metaforica e letterale, dovuta alle tensioni muscolari croniche che impediscono una respirazione profonda e libera) e impegnerà tutte le sue energie per perseguire scopi irreali: le sue attività, cioè, saranno rivolte al conseguimento di fama, successo e potere, nella speranza che, una volta realizzato, riceverà quell’amore di cui avverte la perdita.
Perché questo accade?
Come accennato nella seconda parte di questo elaborato, i presupposti per la depressione si instaurano ben presto nella vita di una persona e, più esattamente, nella primissima infanzia. L’amore non corrisposto o comunque non incondizionato fa sì che il bambino, dopo un periodo di rabbiosa protesta e di intensa tristezza, inizi a rassegnarsi e ad ottundere tutte le sensazioni pur di non soffrire. Questa dinamica era già stata osservata da René Spitz, sebbene in situazioni estreme, ovvero quelle dell’ospedalizzazione di bambini orfani.
Le dinamiche di questo tipo si susseguono nella vita di un individuo passando per vari stadi, o fasi, dove a prevalere sono bisogni di ordine diverso. Ogni bisogno può essere soddisfatto oppure no.
La gravità della frustrazione del bisogno determinerà anche la gravità del ritiro, il livello di negazione delle emozioni avvertite come negative (paura, tristezza, rabbia, in generale, e ostilità verso i genitori in particolare) e, di conseguenza, le tensioni muscolari atte a bloccare l’espressione delle emozioni represse o negate.
Nel corso del tempo si creano così blocchi emozionali che corrisponderanno a una determinata struttura fisica, o “carattere”, caratterizzata da diversi tipi di tensioni muscolari croniche e, di conseguenza, respirazione e movimento ne risentiranno.
L’individuo, alla disperata ricerca del piacere, scambierà allora l’egoismo per la fede. Lowen parla di fede in un senso più ampio di quello che si intende quando ci si riferisce ad una religione:

una fede in Sé, nelle proprie sensazioni, capace di guidare le nostre azioni in modo costruttivo e gratificante, con un senso di responsabilità personale che può rendere la vita piena e soddisfacente.
Purtroppo però non sempre la fede in Sé è presente. Quando i genitori non hanno reagito in modo congruo e complementare alle richieste di amore, di accudimento e di accoglienza del bambino, quest’ultimo può perdere la fede in ciò che sente, nelle sensazioni che sperimenta e, crescendo, diventa sempre più difficile ricontattare questa fede.
L’individuo finisce così per vivere in una sorta di auto-inganno dove i propri bisogni sono negati e ogni sforzo è rivolto ad una “realizzazione” che può manifestarsi sia sotto forma di ricerca del successo, come succitato, o nella totale abnegazione e dedizione agli altri. Una dedizione, o una fede negli altri, che non è autentica e che maschera, in realtà, sentimenti ostili e talvolta violenti, repressi e negati.
Senso di colpa, vergogna e ostilità
Le emozioni o sensazioni che sembrano essere più importanti per l’instaurarsi della depressione sono il senso di colpa, la vergogna e l’ostilità. Tutte queste emozioni sono strettamente legate all’ambiente di crescita. Non solo quello familiare, ma anche a quello culturale e sociale. Si pensi ad esempio al giudizio insito nella morale cattolica (ma non solo) che condanna come peccati praticamente tutte le attività piacevoli e istintive, in primis quelle sessuali. Lowen distingue infatti una morale sana, naturale, che è quella che permette di scegliere in base alla percezione di “piacere vs dolore”, e una morale che potremmo invece definire castrante, che si basa totalmente sul senso di colpa e la vergogna, e che scinde il bene dal male in base ad un principio di giudizio “giusto vs sbagliato”.

L’illusione e il senso di realtà
Come già accennato, tra gli elementi di estrema rilevanza troviamo quelli relativi all’illusione e alla mancanza di senso di realtà. Questi due elementi vanno di pari passo e, in qualche modo, includono l’atteggiamento “ingenuo” tipico della persona depressa. Lowen utilizza il termine “ingenuo” proprio per sottolineare il perseguimento di obiettivi che non garantiranno il soddisfacimento dei veri bisogni dell’individuo. L’illusione è infatti relativa alla credenza inconscia che, raggiungendo determinati obiettivi, corrispondendo a determinate aspettative, conseguendo posizioni di potere o di successo, si otterrà finalmente il piacere e cioè, in ultima analisi, l’amore materno, l’accettazione incondizionata, la felicità. Ma pensare che questo porterà a colmare la perdita, ad ottenere amore incondizionato (ma a certe condizioni, cioè al raggiungimento dell’obiettivo) è paradossale: una pura illusione e una mancanza di senso di realtà. L’individuo non è in contatto con i suoi veri bisogni perché li ha repressi e sostituiti con obiettivi cui sono legate queste false speranze.
Per raggiungere mète di questo genere le persone si impegnano in attività che assorbono tutta la loro energia, guidate dal solo Io, e, inevitabilmente, prima o poi, esauriranno le energie e cadranno nella depressione.
Nel prossiomo articolo: l’approccio bioenergetico alla cura della depressione
Il piacere e la sua assenza: un approccio bioenergetico alla depressione. Prima parte
Il piacere e la sua assenza: un approccio bioenergetico alla depressione. Seconda parte
Il piacere e la sua assenza: un approccio bioenergetico alla depressione. Terza parte
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